[3] Passi, ancora

20 Dicembre 2016 Francesco Merenda

Di Paola Palmaroli

Esiste una geologia del viaggio: ci sono diversi strati temporali che portano a diversificare i vari tipi di viaggio, quello filosofico, quello fisico, quello sensoriale.

W..D. Conybeare appassionato geologo sostenne tanto tempo fa: “Sono più partecipe dello spirito dello spirito del Cavaliere della Mancha che di quello del suo pauroso scudiero e preferisco l’impresa e l’avventura errante della geologia ai ricchi castelli ed agli svaghi lussuosi. Molti viaggiatori si sono formati sui libri di viaggio, molti esseri umani hanno scoperto vivendo l’inquietudine di un viaggio particolare, la vita, che non concede ritorni ne errori.

Vagare senza una meta era uno spasso per giovani eruditi romantici, vivere è un viaggio che insegna invece ad osservare con lo scopo di usare questa conoscenza per migliorare il percorso scelto. Si viaggiava su carri trainati da buoi o da cavalli, si viaggia guidando mezzi a due, quattro ruote, si viaggia a piedi, sempre e comunque con in mente la meta, sempre e comunque cercando di non girarsi indietro per scorgere da dove si proviene perché la tensione che spinge a camminare, a viaggiare, è costituito da ciò che oltre l’orizzonte ispira un miglioramento, che sia bellezza, ricchezza o nutrimento, o speranza, quel punto di riferimento è un arrivo sognato, agognato, desiderato, necessario.

La vita si esplora nello stesso modo in cui si lasciano i sentieri battuti per scalare le vette dei monti, da dove l’occhio può abbracciare una molteplicità di oggetti. Certe esplorazioni sono faticose, altre meno, alcune abbisognano di mezzi ausiliari, altre portano ad una stanchezza indicibile, esponendoci a pericoli considerevoli. Eppure continuiamo a camminare, a sfidare la fatica, il caos, il traffico, le buche nel terreno, il dubbio di dove porteranno i nostri passi, e se avremo forze sufficienti per raggiungere la meta prefissa. Qualora la meta non esistesse ed andasse decisa lungo il tragitto i passi diventano più accorti, si continua a camminare, da soli od in compagnia, si continua a vivere. Perché il viaggio e la vita sono connessi strettamente come le vene alle arterie, come i polmoni agli alveoli, camminare, viaggiare è quell’ossigeno che ci porta a far respirare le nostre stesse intenzioni, passioni, emozioni, a realizzare bisogni insopprimibili, a sopravvivere alla tensione che muove muscoli ed articolazioni, che imprime accelerazioni e frenate.

Di Paola Palmaroli.
 Foto di Francesco Merenda

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Francesco Merenda

Classe '63, imprenditore, si dedica alla fotografia da oltre 35 anni. E' stato tra i fondatori, nel 2013, dell'associazione La Gabbia Armonica.

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